Un New Deal per l’Europa: un sommario [1]

questa è una versione provvisoria del documento riassuntivo European New Deal: a Summary dipsonibile qui https://diem25.org/wp-content/uploads/2017/02/170212_DiEM25_END_Summary_EN.pdf

La traduzione è in fase di revisione ma in occasione dell’evento il Tempo del Coraggio abbiamo pensato fosse utile renderlo comunque disponibile a tutti.

 Italian Translator DSC

L’idea di Europa sta arretrando e l’Unione Europea è in uno stadio avanzato di disintegrazione.

Con la Brexit uno dei grandi pilastri dell’UE è già caduto. Altri potrebbero cadere presto, se non proprio nella tornata elettorale di quest’anno, probabilmente nella prossima.

“Non mi importa quanto costerà. Ci siamo ripresi il nostro paese!” Questo è il messaggio, pieno di orgoglio, dei sostenitori della Brexit. Questo messaggio è diventato un’aspirazione che ora si comincia a trovare dappertutto in Europa, perfino tra chi si dice di sinistra e che ciononostante chiede a gran voce un ritorno allo stato nazione.

Dobbiamo pensare che l’Europa sia ormai una causa persa? Può essere salvata? Dovrebbe essere salvata?

DiEM25 è convinto che i popoli d’Europa debbano riprendersi i propri paesi. In effetti noi, popoli d’Europa, abbiamo bisogno di riprenderci le nostre regioni, le nostre metropoli e città. Ma per riprenderci i nostri paesi, regioni e città dobbiamo ritrovare uno scopo comune tra i popoli sovrani. E per farlo abbiamo bisogno di un progetto europeo comune, transnazionale e internazionalista. Abbiamo bisogno di un New Deal europeo. Questo documento lo delinea.


>> INDICE

Sezione 1 INTRODUZIONE

1.1 I frutti amari dell’austerity che alimentano la crisi europea

1.2. Il protezionismo e le recinzioni ai confini non sono la soluzione

1.3 L’Europa dovrebbe essere salvata?

1.4 L’Europa si salverà? Il ruolo unificante della disobbedienza costruttiva

1.5 Stabilizzazione, ricostruzione e maggiore sovranità nazionale devono essere le priorità

1.6 Il New Deal Europeo di DiEM25: un programma integrato per civilizzare l’Europa che comprende anche  un meccanismo per limitare i costi di una potenziale disintegrazione.

  1. Sezione 2 - IL NEW DEAL EUROPEO: SCOPI E MEZZI

2.1 INTRODUZIONE: Quattro principi e sei scopi di un New Deal per l’intera Europa, a prescindere dall’appartenenza all’Eurozona o all’Unione Europea

2.2 Domare la finanza e stabilire una nuova piattaforma pubblica digitale per i pagamenti che ponga fine al monopolio delle banche sui pagamenti in Europa

2.3 Ricostruzione guidata dagli investimenti verdi: connettere le banche centrali con strumenti pubblici di investimento e la nuova piattaforma pubblica digitale per i pagamenti

2.4  Sostenere i gli operai, gli artigiani, i lavoratori responsabili  della manutenzione dei beni e dei servizi nelle loro comunità per arginare la migrazione forzata

2.5 Gestire la crisi dell’eurozona: un piano per salvare l’eurozona che allo stesso tempo civilizzi l’euro e minimizzi i costi della sua disintegrazione

2.6 Coordinare le politiche fiscali e monetarie dell’eurozona con quelle delle altre aree d'Europa per massimizzare la ricostruzione europea

2.7 Pianificazione di un’Europa post capitalista, autenticamente aperta e liberale: il ruolo di un Dividendo di Base Universale e la democratizzazione della sfera economica

  1. Sezione 3 - TABELLA DI MARCIA: ATTUAZIONE DELLE POLITICHE A BREVISSIMO, BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE

3.1 Il brevissimo termine

3.2 Da breve a medio termine

3.3 A lungo termine

  1. Sezione 4 - CONCLUSIONI

Sezione 1 - INTRODUZIONE

  1. 1.1 I frutti amari dell’austerity che alimentano la crisi europea

L’Europa ha di fronte la tempesta perfetta di una insurrezione dell’internazionale nazionalista e di un establishment onnipresente, le cui politiche fallimentari portano ad un autoritarismo che, in un circolo vizioso, che aggrava la crisi e alimenta l’insurrezione stessa.

Se i progressisti in Europa non agiscono subito, non solo l’Unione Europea si dissolverà ma, peggio ancora , sarà rimpiazzata da fenomeni ancora più preoccupanti laddove la crisi economica convergerà  in maniera irreversibile con la disperazione delle popolazioni e l'autoritarismo.

Mentre le origini del malessere dell’Europa sono diverse e complesse, la perdita di speranza rappresenta ormai il suo fulcro. La speranza è svanita quando la maggioranza degli europei ha fronteggiato lo spettro della disoccupazione involontaria, quella di oggi e in futuro

Per almeno un decennio milioni di europei che vivono nei Paesi più ricchi sono stati costretti ad accettare occupazioni precarie che distruggono la dignità e conquistano in segmenti del mercato del lavoro sempre più ampi (ad esempio in Germania).

Mentre coloro che vivevano nella periferia d’Europa, soprattutto giovani e anziani prossimi alla pensione, sono stati messi da parte

Così i giovani emigrano in massa nel cuore dell’Europa, dove la popolazione locale è già nella morsa dello scontento e li identifica come la causa dei propri mali.

L’Europa si sta disintegrando grazie a questa tempesta perfetta che somma disoccupazione e migrazioni involontarie.

La disoccupazione è il prezzo amaro dell’austerity. È l’effetto di investimenti troppo bassi, del fallimento nel generare l’occupazione di cui l’Europa ha bisogno per far fronte ai bisogni sociali, economici, umani e ambientali, e della stagnazione che concentra la maggior parte dell’attività economica in poche regioni ma prosciuga il resto dell’Europa.

La migrazione involontaria all’interno dell’Unione Europea è è invece il frutto, altrettanto amaro, della stessa austerity.

La stragrande maggioranza di greci, bulgari, spagnoli, rumeni, portoghesi e polacchi che si trasferiscono in Inghilterra o in Germania, lo fanno perché costretti.

Senza lavoro e prospettive a casa, con un differenziale di reddito sempre più ampio tra i Paesi europei, cos’altro potrebbero fare?

Nelle nebbie della disoccupazione e della migrazione forzata, sempre più europei devono fare sforzi sovrumani per sostenere se stessi e le proprie famiglie. Questa realtà genera rabbia e partorisce mostruosità politiche che stanno sfruttando questo clima di paura e incertezza.

La disoccupazione e l’emigrazione sono i cavalli da tiro del nazionalismo internazionale che sta imperversando in tutta Europa. Questa “Internazionale Nazionalista” propone politiche protezionistiche per creare lavoro, muri per fermare le migrazioni, una politica incentrata sulla paura, l’imposizione di uno stato di assedio per scoraggiare l’immigrazione ed eventualmente sfruttare coloro che già sono arrivati.

  1. 1.2 Protezionismo e recinti ai confini non sono la soluzione.

Il protezionismo non è la soluzione!

Sì, sarebbe stato meglio se l’Europa avesse cercato di sostenere e sviluppare le imprese e le industrie in ogni Paese prima della creazione di un mercato unico, piuttosto che incoraggiare la deindustrializzazione di massa in molte aree.

Ma ormai i buoi sono scappati, le industrie che sono fallite quando i confini sono venuti meno ormai sono finite per sempre, non possono essere rilanciate impedendo il commercio. Se cercassimo di farle resuscitare con politiche protezionistiche, il prezzo da pagare sarebbe la fine dell’integrazione europea e guerre commerciali che imporrebbero nuove ingenti perdite alle nostre popolazioni. Chiunque prometta che Gran Bretagna, Italia, Francia, Grecia o Germania possano crescere e prosperare con un maggiore protezionismo sta vendendo false speranze.

Muri e filo spinato non sono la soluzione!

Sì, sarebbe stato meglio se l’Europa avesse creato condizioni tali da non  costringere i polacchi, bulgari, rumeni, greci, etc. a lasciare i loro Paesi a causa della scarsezza dei salari minimi e della mancanza di abitazioni

 nelle loro comunità. Ma ormai gli uccelli sono volati via dalla gabbia, causando le note ondate migratorie. Cercare di invertire o fermare i flussi sarà una manna dal cielo per razzisti, fanatici religiosi, lo sciovinismo nazionalista, e determinerà un vasto impoverimento culturale dell’Europa.

La promessa che l’Internazionale Nazionalista sta facendo è quella di ricostruire speranza con muri più alti, capaci di controllare la libera circolazione di persone e merci. Tale promessa deve essere respinta con vigore dai progressisti europei.

1.3 Dovremmo salvare l’Europa?

Negli ultimi tempi proporre di salvare l’Europa desta i dubbi degli scettici, che chiedono: “tutto ciò è interessante, ma come proponete di farlo?”. Oggi sono proprio gli scettici i primi a chiedersi se, in fondo, valga la pena salvare l’Europa.

La risposta di DiEM25 è un convinto: sì! Abbiamo il dovere di dimostrare che l’Europa può e deve essere salvata. Non ci riusciremo se il suo establishment continua ad opporsi agli interventi politici che sono necessari per riuscirci.

Dobbiamo salvare l’Europa perché l’alternativa è l’impoverimento economico, sociale e culturale di tutti gli Europei. L’alternativa nazionalista mira a dividere, alimentare la sfiducia, generare violenza e forse sfociare in guerra. è un’alternativa che mette in pericolo il mondo intero. Il mondo ha bisogno di un’Europa unita, realmente democratica, che ambisca alla risoluzione pacifica dei conflitti, alla protezione sociale, a salvare il pianeta e a continuare ad ampliare le libertà e i diritti umani.

Il New Deal di DiEM25 offre un progetto per salvare l’Europa. Mutua la logica con cui il movimento ambientalista immagina la soluzione ad un problema globale come il Cambiamento Climatico e la applica all’economia e agli investimenti necessari allo sviluppo delle comunità: una responsabilità condivisa tra tutti i membri i cui destini sono indissolubilmente legati.

  1. 1.4 Salveremo l’Europa? La capacità di unire della disobbedienza costruttiva

Un decennio sprecato e una crisi sempre più forte hanno fatto sorgere in molti Europei la sensazione che l’Europa sia una causa persa, che sia ormai oltre il punto di non ritorno, che sarebbe forse meglio lasciare che questi liberisti, incompetenti ed autoritari, causino il collasso di questa Europa indigesta, per poi ricominciare da capo, restaurando le democrazie negli Stati nazionali.

DiEM25 non nega che l’Europa abbia oltrepassato il punto di non ritorno. Tuttavia, DiEM25 si oppone strenuamente all’idea che dovremmo batterci per distruggere l’Unione Europea o lasciare che collassi per poi ricominciare dall’inizio. DiEM25 crede fermamente che la nostra battaglia per salvare l’Unione Europea, mettendo in campo proposte concrete per renderla più democratica, civile ed efficiente, si dimostrerà essenziale anche se falliremo e l’Europa dovesse disintegrarsi.

Questa lotta, ossia l’oeprato di DiEM25 in tutta Europa per produrre proposte politiche che possano salvare l’Unione, sta costruendo una rete transnazionale di democratici che si dimostrerà di inestimabile valore specie se l’Europa dovesse capitolare. Incoraggiando la disobbedienza costruttiva (ad esempio facendosi promotori di proposte politiche moderate, mentre si disobbedisce su tutti i livelli alla regole di un establishment privo di idee e proposte) e portando Europei di diverse nazionalità, appartenenza e storia politica a lottare fianco a fianco per salvare l’Europa, creiamo quell’Internazionale Progressista che si confronterà sia con l'establishment che con l’Internazionale Nazionalista, e - non da ultimo - raccoglierà i pezzi di un’Europa andata in frantumi.

La narrazione del  “lascia che che l’Europa si disintegri, così potremo ricominciare dopo esserci riuniti all’interno dei nostri Stati nazionali” ha come unico risultato quello di rafforzare l’Internazionale Nazionalista.

Ma la proposta di DiEM25 è quella di unirsi, mettere sul tavolo proposte per salvare l’Europa, mentre disubbidiamo all’establishment e ci prepariamo alla disintegrazione. Tale posizione è la maggior nemica sia della Internazionale Nazionalista che dell’establishment stesso. È anche il collante di quel movimento transnazionale ed europeo che si opporrà alla barbarie dopo il collasso dell’Europa.

  1. 1.5 Stabilità, ripresa e maggiore sovranità nazionale vengono prima di tutto

Per rispondere alla crisi, l’establishment liberale propone ‘più Europa’ - una sorta di federazione leggera con poteri ancora maggiori per i burocrati di Bruxelles, con alcune funzioni economiche centrali, ma anche controlli molto stringenti richiesti dal Ministro delle Finanze tedesco, dalla Banca Centrale Europea e la parte meno illuminata della Commissione Europea.

Inevitabilmente, nelle attuali condizioni economiche, una “federazione leggera” finirebbe per inasprire le politiche di austerity e accelerare il processo di distruzione del modello sociale europeo. Questa non è una soluzione!

Se fosse stata proposta nel 2000 alla nascita dell’Euro, avrebbe attenuato gli effetti della crisi che è seguita dopo il 2008.

Ma ora, è troppo tardi. Il budget federale risicato proposto in cambio di un’unione politica trasformerebbe l’Europa in un’unione dell’austerità permanente.

Invece di imboccare il sentiero che porta alla dissoluzione per accelerarne i tempi, ingigantendo i costi e lo spreco di risorse umane, oggi, l’Europa, ha bisogno di un passo concreto ed immediato per arrestare la caduta libera, stabilizzare le economie locali e nazionali, ricomporre le fratture tra i Paesi in surplus e quelli in deficit, riequilibrare l’Eurozona e ottenere il coordinamento tra questa e le altre economie che gravitano geograficamente attorno all’Europa allargata (ad esempio UK, Svizzera, Turchia, Islanda).

Questi passi vanno intrapresi rapidamente e all’interno del quadro legislativo ed istituzionale vigente. Ogni azione verso ‘più’ Europa, ora, non solo produrrebbe un’Unione ancor più austera nell’Europa continentale, ma lascerebbe che la crisi ci travolga e non lasci alcunchè da unire o riunire.

Il New Deal europeo di DiEM25 propone politiche all’interno dei vigenti accordi istituzionali che porterebbero stabilità.

A sua volta, la stabilità porterebbe con sé maggiore sovranità nazionale. Una volta che il flusso di investimenti venisse riaperto, la gestione del debito pubblico potrebbe essere coordinata, gli appetiti dei banchieri sarebbero frenati e l’umiliante povertà sarebbe affrontata a livello europeo. Inoltre, i governi nazionali sarebbero improvvisamente dotati di maggiore libertà - prova che l’europeizzazione delle soluzioni a problemi basilari e comuni non richiede ulteriori perdite di sovranità.  Al contrario: europeizzare le soluzioni per rinvigorire il flusso degli investimenti e ridurre l’insostenibilità del debito, darebbe di nuovo potere ai Parlamenti nazionali e alle assemblee regionali.

Nel lungo periodo, una volta ottenuta la stabilità e tornata la speranza in Europa, gli Europei dovrebbero affrontare la questione cruciale: come immaginiamo l’Europa tra, diciamo, vent’anni? Vogliamo smantellarla gradualmente con un piano di “divorzio” morbido e poco costoso e facendo maggiore affidamento  sugli stati nazionali? O vogliamo costruire e mantenere una democrazia aperta, continentale, federale e pan-europea, nella quale uomini e donne libere possano vivere, lavorare e prosperare insieme a loro piacimento?

DiEM25 si impegna per quest’ultima opzione. Una volta che l’Europa è stabilizzata attraverso politiche moderate come qui illustrato, si può costruire una vera democrazia a livello europeo e transnazionale. Questo richiede, naturalmente, un processo costituzionale europeo sostenuto da politiche per la democratizzazione dell’economia, per l’abolizione della divisione tra capitale e lavoro, per una prosperità ‘verde’ e condivisa nel processo di ricomposizione delle istituzioni europee e per la rimozione di tutte le forme di discriminazione istituzionalizzata.

  1. 1.6 Il New Deal europeo di DiEM25: un programma integrato per l’Europa dei cittadini con un meccanismo per contenere i costi di una potenziale disintegrazione dell’Unione Europea.

Il New Deal europeo di DiEM25 offre quello che l’establishment dell’Unione non ha finora saputo offrire: un piano A per l’Europa.

Disegna vie d’uscita attraverso le quali l’Europa; potrà finanziare gli innovatori di oggi e di domani, la cui Ricerca e Sviluppo sarà il fondamento di una transizione verde verso il “benessere senza crescita”; sostenere economicamente quella moltitudine di persone che svolgono lavori fondamentali per il mantenimento e la cura delle comunità e delle infrastrutture esistenti (ad esempio infermieri, badanti, insegnanti, addetti alle fognature, reti elettriche); far rivivere un sogno di prosperità condivisa in un’epoca di ineguaglianza  e automazione che mette a repentaglio l’umanesimo se lasciato senza controllo e, infine, diffondere la democrazia a livello locale, regionale, nazionale, e pan-europeo.

Per finanziare tutto ciò, il New Deal di DiEM25 propone un meccanismo finanziario che non solo minimizza il rischio di disintegrazione dell’Unione, ma minimizza il costo della stessa nel caso avvenisse.

Si tratta di un passaggio cruciale: a differenza di coloro che sostengono che l’attuale Unione Europea sia ‘finita’ e che necessitiamo un piano B per la sua dissoluzione, il New Deal di DiEM25 propone un piano A, la cui implementazione salverà l’Europa (stabilizzandola e civilizzandola), che va bene anche nel caso di un colasso  dell’Eurozona e dell’Unione Europea stessa. (vedi la sezione 2.5 sotto)    


  1. Sezione 2 -   New Deal europeo:  obiettivi e risorse.

  1. 2.1   INTRODUZIONE.  Quattro principi e 6 obiettivi per un New Deal per l'Europa intera sia che la si consideri come Unione Europea che Eurozona.

il filosofo tedesco GWF Hegel sosteneva che nessuno può essere veramente libero se qualcun altro è in catene[2]. Allo stesso modo nessuna nazione europea può veramente prosperare  mentre le altre languiscono in una depressione permanente. E' per questo che l'Europa ha bisogno di un New Deal.

il New Deal di DiEM25 si basa su quattro semplici principi:

A LA FORNITURA DI BENI PRIMARI:  tutti gli europei dovrebbero godere nei loro paesi d'origine dei beni primari come la nutrizione, il trasporto, lenergia oltre al lavoro salariato per contribuire al mantenimento delle loro comunità. Ricevere un salario minimo per vivere e avere  servizi abitativi decenti, servizi per l'educazione e  per la salute di alta qualità e un ambiente sostenibile

B  L'IMPIEGO DELLA RICCHEZZA IMMOBILIZZATA IN INVESTIMENTI 'VERDI':  il futuro dell'Europa dipende dalla capacità di raccogliere la ricchezza accumulata e trasformarla in investimenti in uneconomia reale, innovativa, sostenibile e "verde". Non  è tanto importante aumentare la competitività di un Paese rispetto ad un altro quanto la crescita della produttività nel settore verde ovunque.

C  LA CONDIVISIONE DEI REDDITI DA CAPITALE:  In un'economia che è sempre più digitale i beni capitali sono prodotti collettivamente ma il ma il reddito che ne deriva continua ad essere privatizzato. Più l'Europa diventa tecnologicamente avanzata più è necessario realizzare delle politiche per condividere tra tutti i cittadini i dividendi che derivano dalla digitalizzazione e dalla automazione, per evitare la stagnazione e lo scontento crescenti.

D LA GESTIONE DELLA MACROECONOMIA NON PUO' ESSERE LASCIATA A TECNOCRATI NON ELETTI: le economie europee stagnano a causa della gestione della macroeconomia che è stata per troppo tempo lasciata nelle mani di una tecnocrazia che non deve rendere conto a nessuno. E' tempo che la gestione macroeconomica venga completamente democratizzata e sottoposta al vaglio del popolo sovrano.

Il nostro compito è iniziare a tirar fuori da questi quattro principi qualcosa di concreto. Ciò significa che dobbiamo inziare il nostro lavoro subito, senza gli strumenti di una federazione Europea in funzione. Dobbiamo iniziare utilizzando le attuali istituzioni e lavorare, nei limiti del possibile, nel quadro dei Trattati Europei vigenti, in una maniera che simuli quel federalismo che manca. A questo proposito DiEM25 si concentra su sei obiettivi:

  1. addomesticare la finanza: Regolamentando il settore bancario e costruendo una nuova piattaforma digitale per i pagamenti che metta fine al monopolio delle banche (private e centrali) sui pagamenti in tutta Europa- vedi sezione 2.2
  2. intervenire sulla crisi dell'Eurozona: Un piano per salvare l'eurozona mettendo fine alle politiche di austerità auto distruttive muovendosi all'interno delle regole esistenti, ripristinando la sovranità nazionale per larga parte ceduta e minimizzando i costi della disintegrazione nel caso dovesse 'accidentalmente' innescarsi. - vedi sezione 2.5
  3. ripresa guidata dagli investimenti 'verdi': legare le operazione delle banche centrali a programmi di investimenti pubblici e alla nuova piattaforma di pagamenti digitali- -vedi sezione 2.3
  4. finanziare gli operai, gli artigiani, i 'manutentori' (le tute blu)  nelle loro rispettive comunità per tamponare l'emigrazione forzata. vedi sezione 2.4
  5. coordinare la politica monetaria Pan-europea, quella fiscale e quella sociale tra paesi dell'Eurozona e quelli al di fuori di essa per massimizzare la ripresa dell'Europa stessa e mettere fine all'emigrazione involontaria - vedi sezione 2.6
  6. Progettare un'Europa post capitalista che sia davvero liberale e aperta: Democratizzare la sfera economica e il ruolo del Dividendo Universale di Base
  1. 2.2 Addomesticare la finanza costruendo un nuova piattaforma digitale per i pagamenti che metta fine al monopolio delle Banche sui pagamenti in Europa. 

La crisi bancaria del 2008 - 2009 segna l'inizio della disgregazione del progetto Europeo, il disegno imperfetto dell'Eurozona e le sue conseguenze sono diventate chiare a tutti. la crisi del debito pubblico causata dai programmi di austerity è stato il risultato diretto dei trasferimento delle perdite del sistema bancario sui contribuenti più deboli. 

DiEM25 propone un regime regolatorio che consiste in un sistema bancario e finanziario, realizzabile, sostenibile e tenuto a rendere conto delle proprie decisioni. 

Meglio, DiEM25 evidenzia il collegamento diretto  tra la regolamentazione del settore bancario e il riequilibrio macroeconomico: per far crescere gli investimenti al livello dei risparmi esistente, l'obiettivo originale del New Deal, l'Europa ha bisogno di democratizzare la governance del sistema bancario. A questo proposito il documento finale del New Deal Europeo ( lo European New Deal White Paper) presenterà proposte concrete per la regolazione del settore bancario che includeranno: 

  • la gestione delle attività deteriorate (non performing assets) e un protocollo legislativo per il salvataggio o il fallimento (recovery-resolution framework)  (NPA/RRP) 
  • un regime transitorio per la regolazione della remunerazione del capitale di rischio
  • un nuovo quadro regolatorio macroprudenziale
  • la fine del monopolio regolatorio delle banche e la promozione di un pluralismo istituzionale nell'intermediazione finanziaria

Ora concentriamoci sul sistema dei pagamenti. DiEM25  proporrà la realizzazione di un sistema di pagamenti digitali pubblico  per ogni paese europeo. Tecnicamente la sua creazione è molto semplice: un conto di riserva è creato automaticamente per ogni contribuente (uno per ogni codice fiscale) sul sito web dell'Agenzia delle Entrate. I possessori di codice fiscale avranno un PIN che permetterà loro di trasferire i crediti dal loro conto di riserva allo Stato (per pagare le tasse) o a qualsiasi altro titolare di un conto di riserva. l'obiettivo di un sistema di pagamenti simile è:

  • permettere la cancellazione multilaterale degli arretrati tra lo Stato e il settore privato usando la piattaforma web per l'Agenzia delle Entrate come piattaforma di pagamento
  • introdurre un'alternativa a basso costo all'attuale network di banche private per i servizi di pagamento digitale, specialmente una volta che questa piattaforma permetterà di effettuare i pagamenti attraverso applicazioni su smartphone o carte di debito o di identità emesse dallo Stato. 
  • permettere allo stato di prendere in prestito il denaro direttamente dai cittadini  permettendo loro di acquistare crediti direttamente dal sito dell'Agenzia delle Entrate e aggiungerli al conto di riserva personale. Questi crediti, con una scadenza temporale digitale per esempio di un anno, potranno essere spesi, per pagare le tasse future con uno sconto significativo (ad esempio  10%).
  • ridurre i costi di ridenominazione in caso di una chiusura delle banche imposta dalla Banca Centrale Europea (per i paesi dell'Eurozona) o in caso di una disintegrazione dell'euro.  

Riassumendo, il sistema di pagamenti pubblico proposto, garantisce una maggiore spazio per le politiche fiscali, permettendo cancellazioni multilaterali del debito, permette allo stato di prendere in prestito denaro direttamente dai cittadini (senza passare da mercato dei titoli), potenzialmente può creare nuove fonti di finanziamento degli investimenti pubblici (vedi sezione 2.3 sotto), riduce il potere della Banca Centrale Europea sugli Stati Membri (potenziando la sovranità nazionale), e infine, funge da polizza di assicurazione in caso l'Eurozona fosse smantellata. 

Riassumendo, il sistema dei pagamenti utilizzato per scopi pubblici sfruttando le tecnologie digitali darà agli Europei la radicale opportunità di riprendersi indietro il governo delle proprie economie dalle mani dell''indipendente' Banca Centrale Europea e dalle grandi banche private che attualmente  condizionano la vita Economica dell'Europa - e che i loro abusi sono la causa principale della crisi Europea. 


  1. 2.3 Ripresa guidata dagli investimenti nella green economy: collegare le banche centrali ai veicoli di investimenti pubblici e alla nuova piattaforma digitale dei pagamenti.

L’economia europea è bloccata nelle calme equatoriali e gli europei stanno soffrendo soprattutto per una ragione: livello degli investimenti bassissimo e il rapporto risparmio investimenti più alto dal dopoguerra ad oggi. Anche nelle economie come la Germania, dove c’è un minimo di crescita, il capitale produttivo sta decrescendo ad un ritmo sostenuto.

Nello stesso tempi, i profitti delle grandi imprese sono alti, e le imprese sono piene di liquidità che non viene investita in capitale produttivo.

Come priorità assoluta per invertire il processo di depauperamento del capitale produttivo, DiEM25 propone un programma di investimenti pubblici su larga scala.

Il principio è semplice: in assenza di reflazione (ovvero un ritorno al livello dei prezzi antecedente un lungo periodi di deflazione) e ripresa di una crescita stabile delle imprese private a causa di un’elevata avversione al rischio e preferenza per  il ‘valore’ distribuito agli azionisti, il settore pubblico deve tracciare la via, creando le condizioni per gli investimenti da parte di tutti i tipi di organizzazione economica che ‘affolli’ il programma pubblico.

Tuttavia bisogna fare in modo che tutto ciò non comporti un aumento delle tasse per la classe di lavoratori e il ceto medio che è allo stremo ne che si ricorra al deficit.

La proposta di una ripresa guidata dagli investimenti, o New Deal, is può finanziare semplicemente attraverso l’emissione di titoli da parte di una banca di investimenti pubblica (ad esempio i nuovi veicoli di investimento previsti in paesi come l’Inghilterra, o La Banca Europea degli Investimenti, o il fondo europeo degli Investimenti nell’Unione Europea, ecc…)

Per assicurare che questi titoli non perdano valore per un eccesso di offerta, le banche centrali (sotto la cui giurisdizione sarebbero fatti gli investimenti) dovranno annunciare la loro disponibilità ad acquistarli se i loro rendimenti dovessero crescere oltre un certo livello (ndt, ad aumentare del rendimento cala il prezzo di un titolo).

In altre parole, DiEM25 sta proponendo una versione ri-calibrata e davvero ‘verde’ del Quantitative Easing che usalo stato patrimoniale delle banche centrali per forzare il flusso di denaro privato immobilizzato verso investimenti nell’economia reale e sostenibile.

Oltre all’alleanza  tra banche di investimenti pubbliche e corrispondenti banche centrali, il New Deal Europeo di DiEM25 prevede maggiori finanziamenti  per investimenti che dovrebbero essere alimentati a livello di Stati Nazionali  attraverso la piattaforma digitale per i pagamenti che abbiamo descritti nella sezione 2.2. Se, per esempio, un governo nazionale volesse usare parte dell’eccesso di liquidità accumulato nel suo sistema digitale di pagamenti, potrebbe farlo una volta che la banca centrale assicuri queste riserve investite - ad esempio attraverso l’emissione di titoli speciali della banca centrale (invece di monetizzarli).

Tornando al progetto istituzionale attraverso il quale verranno rese disponibili risorse finanziare, e come dovrebbero essere trattate da un punto di vista del finanziamento del debito, una cosa è chiara:

l’infrastruttura istituzionale e finanziaria che è stata costruita dovrebbe essere usata per gli scopi previsti, far confluire le risorse finanziarie esistenti verso investimenti produttivi che permettano all’Europa di crescere superando il bisogno di produrre debito pubblico e crediti privati deteriorati producendo beni e servizi compatibili con uno sviluppo sostenibile.

Complementare a questo approccio dall’alto è l’iniziativa dal basso sull’eleggibilità o la priorità dei progetti all’interno del programma. È chiaro che certi tipi di progetto  - specialmente nella settore del ‘capitale non verde - non dovrebbero aver accesso al programma. Ma nel momento in cui due progetti entrambe buoni si presentano per essere finanziati, come fare a scegliere l’uno piuttosto dell’altro? Queste domande tanto legittime quanto pratiche si porranno ed è importante avere degli elementi per trovare delle risposta.

La trasformazione energetica è una priorità impellente, indipendentemente dagli accordi internazionali.

DiEM25 dedicherà uno specifico documento (White Paper) alla questione del finanziamento della trasformazione verde.

Per concludere, la ripresa guidata dagli investimenti che DiEM25 promuove è fondata su un semplice punto di economia e di politiche che per troppo tempo è stato negato in Europa: le risorse di una società di moltiplicano quando sono impiegare per sostenere il lavoro; diminuiscono, se non addirittura svaniscono quando passano in mano agli oligarchi, regalate ai banchieri o sperperate dagli stessi, lasciando una grossa fetta di popolazione nella povertà o a lavorare per un miseria con mini-impieghi precari.

  1. 2.4  Sostenere economicamente i gli operai, gli artigiani, i lavoratori responsabili  della manutenzione dei beni e dei servizi nelle loro comunità per arginare la migrazione forzata

Il Programma di Investimenti Verdi (GIP) avvantaggerà soprattutto gli innovatori e tutti gli altri ne gioveranno in qualche misura. Tuttavia non p sufficiente e potrebbe lasciare indietro molti di quei lavoratori dimenticati dalla società - quelle persone che fanno lavori ‘fuori moda’ ma essenziali, come la cura degli anziani, le riparazioni, i sarti, la costruzione e la manutenzione delle reti telefoniche, ecc..  

Potrebbero restare indietro anche quegli europei le cui competenze sono obsolete o che vivono in aree dove il lavoro non c’è.  Per loro DiEM25 propone 3 programmi:

Un Programma Anti Povertà, Un Programma Abitativo sociale e, ed un Programma per la garanzia occupazionale.

Il Programma Anti Povertà

Il programma per la solidarietà in Europa ha due obiettivi. Primo, alleviare alcune delle più serie difficoltà inflitte agli europei dall’inizio della crisi. Secondo, deve cominciare a ricostruire comunità stabili e ben assistite che sono la base per il futuro dell’Europa. Un programma di solidarietà quindi compendia-  e non può sostituire - un programma per l’occupazione e per gli investimenti. Deve essere contenuto all’interno di alcuni limiti, come una quota parte di una attivitò economica e agire a sostegno della stabilizzazione economica e della riprese, inclusa un vigoroso settore privato.

ma un programma simile è comunque essenziale sia per gli effetti immediati umani e sociali che per il salvataggio dell’Europa progetto politico.

Il New Deal di DiEM25 propone l’istituzione di un fondo Europeo comune di contrasto alla povertà, in particolare per l’assistenza alimentare.

Potrebbe essere modellato sull’Esempio del US Food Stamps Programm o sul Programma per l’assistenza alla nutrizione Greco introdotto dal primo governo Syriza per fornire aiuto agli europei più vulnerabili.

È un modello basato su carte di debito con restrizioni di spesa che potrebbe essere semplicemente incluso del sistema pubblico di pagamento digitale descritto nella sezione 2.2

Su larga scala, potrebbe essere esteso all’assicurazione per la disoccupazione per arrivare su su fino alle pensioni più basse - creando una fondazione per l’ Unione delle Pensioni Europea - eliminando l’indigenza tra gli anziani.

Il Programma di abitativo sociale

Il New Deal propone anche che i paesi Europei, membri e non della UE giungano ad un accordo multilaterale per finanziare e garantire una abitazione degna per ogni europeo nel proprio paese, recuperando quel modello abitativo  sociale che è stato distrutto in Europa.

Questo è un obiettivo di lungo termine, che richiederà tempo, progettazione e nuovi investimenti e costruzioni. Tuttavia, è qualcosa che si può decidere immediatamente con effetto in tutta Europa: DiEM25 propone una immediata protezione degli inquilini delle casa contro gli sfratti, nella forma di un ‘diritto di locazione che permetterebbe a coloro che stanno per essere sfrattati  di rimanere nelle loro case ad un affitto agevolato fissato da un’assemblea locale.

Questa moratoria incoraggerebbe i locatori a rinegoziare gli affitti piuttosto che sfrattare, stabilizzando le comunità che altrimenti vengono devastate dal degrado delle periferie

Il Programma di tutela del lavoro

Un lavoro garantito risponde ad uno dei principi di DiEM25: Tutti gli europei dovrebbe avere il diritto ad un lavoro retribuito con un salario sufficiente a vivere nella loro comunità. Per rendere questo diritto una realtà bisogna trovare delle fonti di finanziamento. Tuttavia, questo proposito deve tenere in considerazione i seguenti fatti macroeconomici: la disoccupazione  indebolisce la ‘capacità’ del welfare. Tagliando i redditi cala il gettito fiscale e aggiunge al carico dello stato per la salute. la garanzia per la disoccupazione, il sostegno ai disabili, il sostengono alimentare e ogni altra funzione pubblica.

In aggiunta, i dipendenti privati assumono gli occupanti: se ci sono alternative di solito non assumono   i disoccupati specie se disoccupati di lungo periodo.

Quindi la disoccupazione si auto alimenta, una condizione devastante per le persone, per le famiglie e per la società nel suo complesso. La cura per questa mancanza di lavoro è il lavoro. Le persone con un lavoro pagano le tasse. Non collezionano sussidi di disoccupazione. le loro competenze e la loro utilità cresce. e loro producono le cose che la gente chiede. Il New Deal di DiEM25 propone che i paesi europei, sia quelli EU che quelli non appartenenti alla EU, arrivino ad accordi multilaterali per creare un fondo che garantisca un lavoro ad ogni Europe nel proprio paese di origine. Questi lavori sarebbe creati nel settore pubblico ed in quello no.profit, dagli Stati Europei al livello locale.

 sarebbero lavori pagati ad un salario minimo  su scala nazionale.

Potrebbero essere disponibili su domanda per tutti coloro che li vogliono restare in contatto con il proprio  con la propria città  e id il consiglio locale, rafforzando la democrazia a livello locale dove può essere più diretta.

I posti di lavoro garantiti che abbiamo proposto  non possono essere utilizzati per sostituire i lavori del servizio civile. Ne dovrebbero trasformarsi in lavori a tempo indeterminato ma dovrebbero fornire lavoro e reddito a quelli che vogliono accettarli, nelle loro comunità di residenza e costituiscono un'alternativa al dilemma crudele tra la disoccupazione e l’emigrazione. Coloro che faranno parte del bacino dei lavori garantiti guadagneranno un reddito pagheranno le tasse e non graveranno sull’assistenza pubblica, facendo risparmiare soldi pubblici e producendo beni e servizi e investimenti sociali. non appena l’economia privata migliorerà, coloro che avranno buone referenze per il lavoro garantito svolto verranno assunti.

Il costo netto di questo programma sarebbe molto ma molto minore di quello che si pensa. Come possiamo coprire questi costi, anche se piccoli, senza un Badget Federale Europeo?

DiME25 propone una tassa specia (da introdurre in tutta europa sulla base di un accordo multilaterale tra la EU e i paesi non EU) sul valore di mercato  delle superfici di territorio usate dalle grandi aziende (escluse quelle agricole) inversamente proporzionale al numero di dipendente dell’azienda - la tassa dovrebbe essere principalmente a carico di quelle aziende che occupano grandi spazi ed edifici nei quali lavorano poche persone. Perché restringere questi lavori al proprio paese? La risposta è che l’obiettivo di DiEM25 è di stabilizzare ogni paese Europeo. Senza la restrizione del programma di garanzia occupazionale ai cittadini sarebbe destabilizzante invece che foriero di stabilità.

Ovviamente se ogni europeo avesse un lavoro garantito in Germania o Francia  ai salari pagati in Germania e Francia le migrazioni aumenterebbero! e le autorità Tedesche dovrebbero sobbarcarsi il carico di una emergente domanda di occupazione da parte di non tedeschi.

I paesi Europei dovrebbero creare posti di lavoro per i cittadini Europei nelle loro comunità di riferimento, posti di lavoro amministrati da ogni paese europeo nella propria lingua, per dare un impiego sicuro e produttivo ai popoli di tutti i paesi d’Europa mantenendo integro il diritto di emigrare e lavorare per tutti coloro che lo vogliono e sono motivati dall’opportunità piuttosto che dalla costrizione.

Per questa ragione, i livelli salariali dovrebbero essere naizoali, non uniformi in tutta europa. ma i livelli salariali dovrebbero essere comun - un modesto salario minimo, migliore delle misure di welfare ma non sostitutivo del servizio civile o altre impieghi professionali. gli europei dovrebbero accedere a questi impieghi quando ne hanno bisogno e spostarsi ad un impiego migliore quando si presenta l’occasione.

Da un punto di vista economico, il programma di lavori fornirebbe esattamente ciò di cui l’Europa ha più bisogno, e attualmente difetta: un programma di stabilizzazione automatica equipaggiato per assicurare la stabilità economica e sociale di ogni paese europeo (EU e non EU). Un programma simile è l’antidoto alle dinamiche di instabilità inerenti al mercato del lavoro e i relativi disordini che stanno attualmente alimentando e rafforzando l’Internazionale Nazionalista.

Finanziare il Programmi Anti Povertà. Edilizia popolare e garanzia occupazionale

Il Programma Anti Povertà ha bisogno di essere realizzato subito. il che significa che le fonti di finanziamento devono essere assicurate subito e non possiamo contare sui trasferimenti tra paesi Europe.

DiEM25 propone due fonti di finanziamento che dovrebbero guidare il programma anti povertà.: la prima p accumulare i profitti di signoraggio delle banche centrali Europee, ad esempio i profitti della BAnca d'Inghilterra derivanti dalle operazioni di quantitative easing, e lo stesso per la banca centrale Europea (incluso i suoi profitti sul conto per il Target 2) ecc… Il secondo lo spazio fiscale reso disponibile dall'introduzione del sistema digitale dei pagamenti come descritto nella sezione 2.2.

Per quanto riguarda il programma per l’edilizia popolare e le abitazioni sociali e quello per la garanzia occupazionale DiEM25 propone che sia finanziato attraverso una speciale carbon tax da applicarsi a tutta l’europa come risultato di un accordo multilaterale e intergovernativo: un prelievo fisso sulle emissioni di CO2 che inizia a diciamo 30 € per tonnellate e cresce di un ammontare predeterminato in tempo per segnalare al business che + urgente il bisogno  di muoversi verso operazioni carbon free.

In questo modo la lotta contro il climate change si combinerebbe con la lotta alle cause dell’impoverimento e dell emigrazione forzata - rendendo esplicita l’analogia tra il bisogno di affrontare i problemi globali (come il cambiamento climati e l'immigrazione involontaria) e quelli a livello continentale e locale che vanno affrontati insieme e cooperativamente.

ancor di più, DiEM25 propone che la libertà di movimento all'interno dell’Europa debba essere collega all’accettazione da parte di singolo paese dell’oblio a fornire un salario minimo e un alloggio ai propri cittadini e le proprie comunità.

  1. 2.5 Gestire la crisi dell’Eurozona: Un Piano per salvare l’Eurozona e rendere simultaneamente più civile l’euro e minimizzare i costi della sua disintegrazione

La crisi dell’Eurozona si sta sviluppando su quattro piani intrecciati: Sistema Bancario, Crisi del Debito Pubblico, livello degli investimenti bassissimo, è crescente povertà.

Anni di dura austerità hanno imposto ai popoli europei un dazio durissimo che ha fatto uscire l’Europa fuori dalla grazia di Dio e la sua disintegrazione.

il New Deal di DiEM25 popone che in prima battuta le istituzioni esistenti vengano usate le rispetto della lettera dei Trattati Europei ma che rendano possibile nuove funzioni e nuove politiche.

in particolare proponiamo cinque politiche:

Politica 1 .  Il sistema digitale dei pagamenti.

L’innovativo sistema di pagamenti proposto nella sezione 2.2  può essere introdotto domani mattina da ogni stato membro per potenziare e ampliare gli spazi delle politiche fiscali, finanziare investimenti e programmi sociale e ciò che è cruciale , dare ai paesi dell’Eurozona un mezzo per ridurre sostanzialmente i costi della disintegrazione dell’Eurozona o l'espulsione dei paesi dalla stessa.

(Nb. una volta operativo, questo sistema pubblico per i pagamenti digitali, può essere ridenominato dall’euro in qnua valuta naziona spingendo semplicemnte un bottone)

Policy 2  - Programma Bancario Caso per Caso

Le banche che hanno bisogno di essere ricapitalizzate da fondo UE per il bailout ( Il meccanismo Europeo di Stabilità - ESM - noto anche come Fondo Salva Stati)  possono essere indirizzate direttamente  al ESM-  invece si prestare i soldi ad un governo in vece della banca.

Il ESM e non il governo nazoinale dovrà successivamte ristrutturare ricapitalizzare o chiudere la banca in fallimento. . La proposta di DiEM25 è che la banca che fallisce dovrebbe essere rimossa dalla giurisdizione nazionale e spostata a un nuova giurisdizione dell’Eurozona. La banca centrale Europea selezioneranno un nuovo collegio dei direttori con la missione di sciogliere o ricapitalizzare la banca. In quest’ultimo caso il ESM fornirebbe i capitali e le azioni per un ammontare equivalente al fabbisogno di capitale da iniettare passerebbero all’ESM.

La ristrutturazione della banca potrebbe comportare una fusione, un ridimensionamento perfino una chiusura con la garanzia che tutte le misure necessarie per evitare, soprattutto un taglio dei depositi saranno prese.

una volta lche le banche sono ristrutturarate e ricapitalizzate il ESM fondo salva stati venderebbe le proprie azioni  e coprirebbe i costi.

  1. Policy 3 Programma per la conversione limitata del debito

Il Trattato di Maastricht permette ad ogni stato membro di emettere debito pubblico fino al 60& del PIL.

Dalla crisi del 2008 ma maggior parte dei membri dell’Eurozona ha superato ha superato questo limiti.

DiEM25 propone che la Banca Centrale Europea offra agli stati membri l’opportunità di una conversione del debito per la parte eccedente il 60% ovvero il Maastricht Compliant Debt (MCD), mentre le quote nazionali di questo debito convertito continuerebbero ad essere servite separatamente da ogni stato membro.

In effetti, la Banca Centrale Europea orchestrerebbe un prestito per il servizio di conversione delle quote eccedenti il 60% (MCD) con l’obiettivo di riscattare questi titoli alla scadenza.[3] 

Il prestito per la conversione del debito funzionerebbe come segue.

Il Rifinanziamento della quota di Debito eccedente la soglia di Maastricht (MSD) ora detenuto in titoli della Banca centrale Europea,  sarebbe sempre di competenza degli stati membri ma il tasso di interesse sarebbe fissato dalla Banca Centrale Europea appena sopra (il bassissimo) rendimento garantito dai propri titoli.

Le quote del debito nazionale convertite in titoli della Banca Centrale Europea sarebbero  detenute dalla stessa in un conto di debito. Questi titoli non potrebbero essere usati come garanzia per la creazione di linee di credito o derivati.

Gli stati membri si impegneranno a riscattare i titoli per intero alla loro scadenza, se coloro che li detengono sceglieranno per questa opzione piuttosto che estendere la loro durata ad un più basso e più sicuro tasso offerto dalla Banca Centrale Europea.

Per salvaguardare la credibilità di questa conversione e fornire misure di sicurezza per il titoli della BCE che non richiedono emissione di moneta da parte della BCE, gli stati membri accettano che su questi conti speciali la BCE abbia una maggiore sovranità e che il il credito di servizio di conversione della BCE possa essere assicurato dal ESM (European Stabiltiy Mechanism, Meccanismo di Stabilità Europeo, noto come Fondo Salva Stati) , utilizzando solo una piccola parte della capacità finanziamento di quest’ultimo.

Se uno stato membro si trovasse in una situazione di insolvenza non controllata prima che un titolo della BCE emesso in sua vece fosse giunto a scadenza, allora il pagamento  titolo della BCE sarebbe garantito dal Fondo Salva Stati (ESM)

policy 4 - Una ripresa guidata dagli investimenti ed un Programma di convergenza

Questa è la diretta applicazione del Programma di investimenti ‘Verdi’ (nella green economy) descritto sopra (vedi sezione 2.3) per ogni stato membro dell’Unione Europea.

Più precisamente DiEM25 propone che:

  1. la Banca Europea degli Investimenti (BEI) e il Fondo Europeo per gli Investimenti (FEI)  intraprenda un programma di Ripresa guidata dagli Investimenti a livello Pan Europeo ad un ritmo del 5% del Prodotto Interno Lordo dell’Eurozona, con la EIB LA Bance Europea degli investimenti che concentra i fondi su progetti infrastrutturali e che  il Fondo Europeo per gli Investimenti  concentri le risorse sulle start-ups, le Piccole e Medie Imprese (PMI), sulle imprese tecnologicamente innovative, nella ricerca di fonti energetiche sostenibili ecc..
  2. la BEI/FEI emette titoli per coprire il finanziamento del programma di inverstimenti per ripresa nella sua Interezza[4]
  3. Per assicurarsi che la BEI/FEI non soffra si un innalzamento dei rendimenti, come risultato di una grossa emissione di titoli , la BCE accederebbe al mercato secondario e acquisterebbe titoli della BEI/FEI in quantità sufficiente a mantenerne i rendimenti ad un basso livello.

Politica 5 - Un Programma di Emergenza per la Solidarietà Sociale per combattere la crescita della povertà.

E’ una versione del Programma Anti Povertà descritto nella sezione 2.4 applicata all’Eurozona.

DiEM25 propone che la Unione Europea vari immediatamente un piano per l’Emergenza Sociale e la Solidarietà che garantirà accesso all’alimentazione e all fornitura di energia di base a tutti gli europei per mezzo del European Food Stamp Program  modellato sull’equivalente programma creato negli Stati Uniti e un un European Minimum Energy Program, Programma per la fornitura minima di Energia.

Questi programmi sarebbero finanziati dalla Commissione Europea usando gli interessi accumulati nell’ambito del sistema Europeo della Banche Centrali derivanti dalle plusvalenze realizzati con il Programma di Quantitative Easing, o gli squilibri  raccolti in TARGET2, e dalle plusvalenze realizzate dalle transazioni dei titoli tra governi e, nel futuro altre transazioni finanziarie sulle quali attualmente la UE sta considerando  imposte di bollo.

  1. 2.6 Coordinamento tra le politiche fiscali  dei paesi dell’Eurozona e i paesi non Euro per massimizzare la ripresa in Europa.

LA Brexit si è verificata innanzitutto a causa di una ondata di migrazione di massa dalla UE al regno unito.

Ciò è avvenuto perché tra il 2008 e il 2012 la Banca d’Inghilterra praticava in maniera massiccia il Quantitative Easing (una politica monetaria estremamente accomodante) mentre la BCE no. Chiaramente, le Banche centrali Europee, il governo e la Commissione Europea devono coordinare le politiche fiscali, monetari e sociali per ottimizzare i risultati economici e sociali in tutta Europa.

Il New Deal Europeo DiEM25 conterrà proposte specifiche sulla natura di questo processo di coordinamento.

  1. 2.7 Progettare una europa Post-capitalista, veramente liberale e aperta: la democratizzazione della sfera economica e il ruolo di una Rendita Universale di BAse.

DiME25 è convinto che il capitalismo sia impossibile da civilizzare nel lungo periodo, in prima battuta a causa della sua imbattibile capacità di minare se stesso attraverso l’innovazione tecnologica che genera un eccesso di capacità produttiva, disuguaglianza, e insufficiente domanda aggregata per beni e servizi. L'Automazione e l’ Avvento delle Macchine è un pericolo evidente e presente, che promette di innescare la prossima crisi prima ancora che l’Europa riesca a risolvere quella in corso.

Alcuni proposte per un reddito universale di Base (UBI) come soluzione. DiME25 rifiuta l’idea di un reddito minimo nella misura in cui, di solito, questo è finanziato con le tasse.

Un reddito minimo universale finanziato con le tasse mina l’attuale l'attuale livello di welfare e diffonderebbe il seme della discordia tra lavoratori poveri e disoccupati.

Tuttavia DiEM25 propone uno schema diverso . una rendita universale di base che incorpora queste tre proposizioni:

le tasse non possono  esse una legittima fonte di finanziamento per questo programma:

l’avvento delle macchine deve essere sostenuto;

un reddito minimo non guadagnato è un contributo minimo alla libertà fondamentale

Ma se questa proposta non si finanzia con le tasse dove troviamo le risorse?

La risposta è: dalle rendite da capitale.

Un luogo comune è che il capitale è creato dai capitalisti che hanno quindi un diritto sulla sua rendita. Questo non è mai stato vero. Lo è ancor meno oggi.

Ogni volta che qualcuno di noi cerca qualcosa su Google, quel lui o quella lei contribuiscono alla formazione del Capitale di google. Però sono solo gli azionisti di Google a poter rivendicare i rendimenti di questo capitale, prodotto il larga parte socialmente. Ancor di più, l’automazione la digitalizzazione ed il ruolo giocato nella formazione del capitale dai finanziamenti pubblici del governo e dai contributi delle comunità che accresce lo stock di conoscenza rendono impossibile conoscere quanta parte di questo capitale è stata prodotta dall’azienda e quanta dal pubblico nel suo insieme.

DiEM25 propone una politica semplice.: che venga promulgata una legge che richiede una percentuale dello stock di capitale (azioni) in un ogni offerta pubblica di acquisto  (OPA) sia convogliata in un a Deposito di Capitale Comune (CCD), e che i relativi dividendi finanzino un Dividendo Universale di Base (DUB) (UBD).

Questo DUB dovrebbe, e può essere interamente indipendente dai contributi di welfare, contributi di disoccupazione e così via, alleviando la preoccupazione che sostituisca il welfare state, che contiene il concetto di reciprocità tra lavoratori salariati e i disoccupati. Per l’Europa, abbracciare l’Avvento delle Macchine e assicurare che contribuiranno alla prosperità di tutti implica il garantire ad ogni i diritti di proprietà sui rendimenti monetari che producono, quindi guadagnare un DUB. Un dividendo universale di base permette una nuova visione della libertà e dell’uguaglianza che unisce blocchi politici fino ad oggi inconciliabili, stabilizzando la società e rinvigorendo la nozione di prosperità condivisa a dispetto di quell’innovazione tecnologica che altrimenti sarebbe destabilizzante.

Disaccordi ovviamente continueranno ad esistere: ma saranno soprattutto relativi alla quantità di azioni delle imprese che dovrebbero andare nel Fondo, che livelli di welfare e di assicurazione contro la disoccupazione dovrebbero essere costruiti sopra il DUB e il contenuto dei contratti di lavoro.

In più DiEM25 propone che, nei periodi di prosperità, la governance delle istituzioni finanziarie (specie quelle finanziate dai contribuenti)  e altre imprese siano democratizzata, con una crescente partecipazione al consiglio di amministrazione di rappresentanti delle comunità locali, regionali e nazionali.


  1. Sezione 3 -  TIMELINE: REALIZZAZIONE DELLE POLITICHE NEL BREVISSIMO TERMINE, BREVE E MEDIO TERMINE E NEL LUNGO TERMINE

  1. 3.1 Nel brevissimo termine

DiEM25  propone politiche che possono essere realizzare domani mattina, ricalibrando le istituzioni esistenti senza bisogno di accordi bilaterali o multilaterali o cambiamente dei Trattati dell’Unione.

Ad Esempio:

  • implementare un nuovo sistema di pagamenti digitale che metta fine al monopolio della bache sul sistema di pagamenti Europeo - vedi sezione 2.2
  • Avviare una ripresa trainata dagli investimenti in Green economy: collegando le banche centrali aii veicoli di investimenti pubblici e la nuova piattaforma di pagamenti digitali - vedi sezione 2.3
  • Avviare un programma anti Povertà e la moratoria sugli sfratti che è parte del programma di Abitativo e sociale - vedi sezione 2.4
  • le quattro politiche per fronteggiare la crisi dell’Eurozona - vedi sezione 2.5
  1. 3.2 Il breve e medio termine.

Nel breve e medio termine DiEM25 propone politiche che richiedono accordi bilaterali o multilaterali tra i governi ma che non implicano modifiche ai trattati dell’Unione. Gli esempi includono

  •  l’intera gamma di proposte di regolamenti del settore bancario menzionati sopra -  vedi sezione 2.2.,
  • Il Programma per il diritto all’Abitazione e la garanzia occupazionale - vedi sezione 2.4
  •  il coordinamento delle politiche fiscali,  monetarie e sociali tra Eurozona e paesi non Euro per massimizzare la ripresa dell’Europa. - vedi sezione 2.6
  1. 3.3 Il lungo termine

le proposte politiche per il lungo termine di DiEM25 sono quelle che richiedono i cambiamenti istituzionali più profondi negli stati nazionali, in tutta Europa e nell’Unione Europea. Ad esempio:

la rendita universale di base  - vedi sezione 2.7

le politiche per democratizzare le sfere economiche e finanziarie


  1. Sezione 4 - Conclusioni

L‘idea di Europa sta soccombendo sotto il peso di una negazione, di una rivolta e di una falsa credenza. L‘establishment continentale nega che l’architettura economica dell’Unione Europea non sia stata disegnata per sopportare la crisi bancaria del 2008 che ha innescato una sinistra dinamica economica che ha portato alla legittimazione del progetto Europeo ovunque. La reazione prevedibile è stata la rivolta di una Internazionale Nazionalista in tutta Europa che cerca una Brexit per tutti….. E la reazione dell’establishment a questa rivolta è stata la falsa credenza che sia il solito modi di portare avanti gli affari come al solito che la visione di un federazione debole potessero calmare la marea nazinonaista.

La risposta alla Waterloo neoliberista non può essere né una ritirata dietro le barricate degli stati nazionali né una maggiore centralizzazione di un potere non legittimato a Bruxelles.

la risposta alle pene e all’angoscia dell’Europa non può essere né una volgare traduzione dell’ideologia del libero mercato né una ugualmente volgare versione di  pseudo Keynesiani  programmi stimolo attraverso la spesa e le tasse. Ingenti trasferimenti fiscali e flussi di capitale  tra il centro dell’Europa e la periferia sono già stati messi in pratica- con effetti depressivi. Per anni hanno finanziato gli oligarchi della periferia e i banchieri bancarottieri del centro. l’europa è passata dalla sua fase di crescita Ponzi prima del 2008 alla fase della Pozni Austrity post 2008. Entrambe sono costate all’Europa moltissimo.

  • La risposta può arrivare ora solo dall'agenda pratica del New Deal di DiEM25 che funziona sia per il surplus che per il deficit, per i paesi dell’Unione Europea che per quelli non appartenenti all’Unione e che dimostra agli Europeo come si possa salvare l’Europa.
  • l’essenza delle politiche che il New Deal Europeo di Diem25 propone non è di ‘stimolo economico’ ma di un riequilibrio (principalmente tra risparmi ed investimenti così come del deficit e del surplus delle regioni) che porta ad una stabilizzazione economica, ad un recupero sociale e a una democratizzazione a tutti i livelli: europeo, nazionale e pan Europeo.
  • il New Deal Europeo di DiEM25 non è sostenuto dall’assunto che l’Europa debba essere salvata. E’  sostenuto dalla proposta che si può (i) Aumentare il valore dell’-europa, (II) creare le condizioni per un dibattito calmo e razionale su che tipo di Europa democratica gli Europei vogliono costruire dopo la stabilità raggiunta, e (iii) minimizzare i costi della disintegrazione dell’Unione Europea e dell’Europa se si dovesse dimostrare inevitabile.

Riassumendo solo un New Deal Europe radicale può fermare la disintegrazione dell’Europa e ridare sovranità al proprio popolo. Ognuno e tutti i Paesi d’Europa devono essere stabilizzati e messi in condizione di prosperare. l'Europa non può sopravvivere come una unione gratis per tutti, ognuno per sé o come una Unione dell’Austerità  fondata su decisioni economiche che non tengono conto della politica dietro la foglia di fico di un federalismo in cui alcuni paesi sono condannati alla depressione permanente e ai debitori sono negati i diritti democratici.  Per ‘riprenderci i nostri paesi indietro” abbiamo bisogno di un New Deal Europeo che rivendichi una moralità comune, recuperi in senso comune in tutta Europa e offra agli Europei l'opportunità di discutere democraticamente che tipo di futuro vogliono insieme


[1]        Il Libro Bianco di DiEM25 intitolato “Un New Deal per l’Europa: un programma economico per la ricostruzione europea” sarà presentato il 25 marzo prossimo a Roma, nell’ambito delle manifestazioni per il sessantesimo anniversario del Trattato di Roma. La versione integrale del Libro Bianco sarà pubblicata prima di quell’evento per preparare le decisioni che saranno prese a Roma.

[2] un verso in una canzone di Solomon Burke: ‘Nessuno è libero’ - No one is free

[3] per uno stato membro il cui rapporto debito/PIL è del 90% del PIL, il rapporto che lo qualifica come MCD è di ⅔.. Quindi quando un titolo assume un valore nominale diciamo di 1 miliardo di euro arriva a scadenza, due terzi di questo (667 milioni-9 sarebbero pagati dalla BCE con soldi raccolti (dalla BCE stessa) dal mercato monetario attraverso l’emissione di titoli.

[4]        per uno stato membro il cui rapporto debito/PIL è del 90% frl PIL, il rapporto che lo qualifica come MCD è di ⅔.. Quindi quando un titolo assume un valore nominale diciamo di 1 miliardo di euro arriva a scadenza, due terzi di questo (667 milioni-9 sarebbero pagati dalla BCE con soldi raccolti (dalla BCE stessa) dal mercato monetario attraverso l’emissione di titoli.