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Exchanges conducted in a foreign language can more easily be win-win if the actors have acquired culturally the language used. In interazioni in lingua straniera, un esito “win/win” (favorevole a tutti gli interagenti) si raggiunge più facilmente se essi hanno acquisito culturalmente la lingua utilizzata in comune. .
Le interazioni sociali, verbali e non verbali, sono sempre regolate da norme culturali, per lo più implicite, il cui rispetto costituisce un presupposto di una comunicazione efficace. La competenza pragmatica interculturale studia queste norme e come esse condizionano i comportamenti comunicativi. Questo contributo, dopo aver esaminato il ruolo di questa competenza nell’ambito più generale della competenza comunicativa, illustra il rapporto tra forme linguistiche e norme culturali, in particolare nella realizzazione degli atti linguistici e delle loro sequenze. Vengono quindi prese in considerazione le implicazioni pedagogiche e le possibili applicazioni didattiche nel processo di apprendimento e di insegnamento di una lingua seconda o straniera, fornendo da ultimo alcuni esempi di attività e materiali. Social interactions, both verbal and non-verbal, are always governed by (usually implicit) cultural norms, which are a prerequisite of effective communication. Intercultural pragmatic competence studies such norms and how they impact on communicative behaviours. This paper first examines the role of this competence within the scope of communicative competence. The relationship between language forms and cultural norms is then explored, with particular reference to the realization of speech acts and their sequences. Finally, pedagogical implications and possible teaching applications are discussed in the context of second and foreign language learning and teaching, together with some examples of relevant activities and materials.
Scuola e Lingue Moderne, 2010
I programmi scolastici dei paesi europei e il Quadro Comune Europeo di Riferimento prevedono che tra gli obiettivi della materia 'lingua straniera' ci sia anche lo sviluppo di una competenza interculturale.
2018 dans Actes du 9° Congrès panhellénique et international des professeurs de français (20- 23 octobre 2016) : Enseigner la langue et la culture françaises : construire des ponts socio-humanistes, Université nationale et capodistrienne d’Athènes, vol. 1 p. 33-44. V. italiana ; traduction :Marcella di Giura Beacco
Annali di Studi Umanistici Università di Siena - Dialoghi sulla Cina, 2020
L’apprendimento di una lingua straniera implica competenze che vanno oltre quelle esclusivamente linguistiche, racchiuse all’interno della più ampia competenza comunicativa interculturale, ovvero la capacità di scoprire e instaurare connessioni tra culture diverse, e di usarle per rapportarsi efficacemente. Tale competenza si attiva ogni volta in cui interagiscono parlanti di lingue e culture diverse, portando sulla scena comunicativa conoscenze del proprio Paese e di quello dell’interlocutore, nonché l’attitudine a stabilire e mantenere relazioni personali. La competenza interculturale, come quella linguistica, deve essere allenata, grazie a specifici percorsi glottodidattici e alla guida attenta di un docente esperto. La necessità di integrare tali tematiche interculturali nella classe di lingua deriva dal fatto che esse costituiscono potenzialmente un ostacolo nella comunicazione tra apprendenti e parlanti nativi. In tale prospettiva, questo contributo propone una riflessione sul fenomeno interculturale degli stereotipi, in particolare quelli relativi alla cultura italiana. Verranno discusse l’importanza di esporre gli apprendenti ai tipici stereotipi che caratterizzano una cultura al fine di dissacrarli, l’interferenza di questi contenuti con la competenza linguistico-comunicativa degli apprendenti, e la loro integrazione sul piano glottodidattico, attraverso esempi di materiali e attività pensati per una classe di italiano L2 per studenti cinesi universitari.
Scuola e Lingue Moderne, 2009
Nei programmi scolastici d'insegnamento delle lingue straniere in Europa sono esplicitamente previsti obiettivi di competenza interculturale. A partire dal 2001, da quando cioè il Consiglio d'Europa raccomandò l'uso del Common European Framework of Reference for Languages (Council of Europe 2001) redatto nel '96, essi sono entrati a fare parte della politica educativa degli stati dell'Unione Europea, e sia prima che dopo quella raccomandazione la dimensione interculturale è rintracciabile in documenti ufficiali di politica o di programmazione didattiche.
Il dibattito sull'educazione multiculturale e/o interculturale è iniziato a cavallo tra gli anni '60 e '70 del Novecento, negli Stati Uniti e in Canada e si è rapidamente diffuso in Australia e in Europa. Molti paesi infatti, (asiatici, africani, latino-americani) hanno sistemi educativi impostati sul modello occidentale, e sono sottoposti costantemente ad una pressione "culturale"proveniente dagli Stati Uniti e dall'Europa. I paesi non occidentali, siano essi asiatici o africani, di religione mussulmana, buddista o confuciana, hanno il problema di come conservare gli elementi specifici delle loro culture, parallelamente all'adattamento alla "modernità".
LA GRASSA M., TRONCARELLI D. (a cura di), 2016, Orientarsi in rete. Didattica delle lingue e tecnologie digitali, Siena, Becarelli, pp. 26-45. ISNB 9788898466061, 2016
La collana LINFA accoglie contributi su temi inerenti la variazione linguistica e i contesti plurilingui, i processi di apprendimento e, più in generale, la didattica delle lingue moderne, concedendo uno spazio privilegiato all'Italiano L2. La collana, inoltre, pone particolare attenzione agli aspetti di interesse per quanti si occupano a vario titolo di insegnamento linguistico o intendono acquisire competenze in questo settore. Le riflessioni contenute nelle proposte di LINFA, basate su solide basi scientifiche, mirano anche ad avere utili ricadute applicative per meglio orientare interventi di progettazione didattica, per l' elaborazione di sillabi, la creazione di materiali e di prove di valutazione in contesti di apprendimento diversi (in presenza e a distanza) e con una pluralità di profili di apprendenti anche con caratteristiche eterogenee.