Diario di bordo del cargo spaziale Sosumi

Periodo 728 del Ciclo Solare 12343 PC

Come prevedevo, sono nella merda. Il carico non è ancora arrivato. Ancora tre giorni spiaggiato sulla Terra e tutta la consegna andrà a monte. Vorrei non aver impegnato il motore della Sosumi per pagare il combustibile sino a Proxima.

Hugh, meglio conosciuto nel giro degli SpazioCargo con il soprannome di Orso, era seduto al bar della Stazione Spaziale Internazionale e fissava con sguardo languido la sua nave, attraccata a uno degli ormeggi esterni.

La sola idea di perderla gli faceva sovraccaricare gli impianti bioelettrici, ma il suo carico era bloccato sulla Terra per futili motivi sanitari e pareva proprio che non ci fosse alcun modo per disincastrarsi da quell'antipatica situazione.

Il pilota della Sosumi stava per alzarsi quando una voce risuonò alle sue spalle.

- Sei tu quello che chiamano Orso?

Hugh si voltò, mostrando i denti in un ghigno feroce: - Tu che dici, Bob?

- Non mi chiamo Bob e poi più che un orso mi sembri uno scimmione.

Il nuovo arrivato era un tipo alto e muscoloso, con i capelli neri tagliati alla militare e dei freddi occhi azzurri che fissavano Hugh in modo curioso.

- Senti chi parla! Sarai bello tu! Insomma, che vuoi da me?

- Mi hanno detto che sei negli SpazioCargo. Mi serve un passaggio discreto verso Proxima.

Hugh fece finta di pensarci su, mentre dentro di sé già calcolava quanto avrebbe potuto spillare a quel bamboccio. Forse abbastanza per coprirsi il sedere se il suo carico non fosse arrivato in tempo.

- Uhm, potrei fare uno strappo alla regola, per una volta. Ma ti costerà un po'…

- Posso permettermelo, non ti preoccupare, - disse il bamboccio, estraendo dal portafoglio una carta di credito World Express SuperPlatinum.

Gli occhi di Hugh quasi schizzarono fuori dalle orbite artificiali.

- Affare fatto, Bob!

- Perfetto, ma non mi chiamo Bob… Quando si parte?

- Appena arriva il mio carico. Tre giorni al massimo.

I due si strinsero vigorosamente la mano, mentre leggera una scarica di dati fluiva tra i loro chip dermici di identificazione.

                                    * * *

Nella sua stanza dell'Hilton sulla Stazione Spaziale Internazionale, Russell Meridien III si beava dentro una vasca a idromassaggio, pregustando il momento in cui avrebbe messo le mani sul suo nuovo yacht spaziale, appena uscito dai cantieri della Space Docks di Proxima. In realtà quello yacht non era proprio suo: era di Russell Meridien III, viziato rampollo di una famiglia aristocratica terrestre, ma il problema era che lui non era affatto Russell Meridien III.

Il suo vero nome era Maximilian Crow, di professione avventuriero, ricercato in diversi paesi della Terra e per questo impossibilitato a lasciare il pianeta per vie legali.